Era stato suo nonno a regalarglielo.
Lui avrebbe preferito fosse un altro libro.
Uno da leggere per esempio.
Lei però aveva solo quindici anni e “leggo già abbastanza a scuola”, diceva.
Erano entrati in quella libreria per caso.
Col passare degli anni lei avrebbe dimenticato il perché fossero assieme e perché proprio quel giorno suo nonno fosse così desideroso di regalarle un libro.
“Entra, scegli quello che vuoi, ma scegli bene”.
Così aveva detto.
Era con le sue amiche di sempre, che poi, dire “di sempre” a quindici anni farebbe sorridere i più maturi, insomma, era con due sue amiche, amiche che l’avrebbero accompagnata dalle scuole medie all’università, quelle amiche dell’adolescenza che si possono definire “preziose”.
Loro cercavano e curiosavano fra gli scaffali.
Il nonno le osservava in disparte.
Lei lo vide.
Lui, il libro delle risposte.
Non l’aveva mai visto prima.
Lo prese fra le mani e lo interrogò sul suo futuro.
Ebbe la risposta, le piacque.
Le domande da fare erano tante.
Si fece tardi.
Il nonno capì: “è questo il libro che vuoi?”.
“Emmmh, no no, ora ne trovo uno migliore”.
“No, dai, prendilo”.
Era meravigliata, le stava regalando un libro che più che un libro, era un gioco, però le piaceva, sognava fosse magico, sperava che le avesse davvero, le risposte.
Si è così a quindici anni, adolescenti straripanti domande a cui neanche gli adulti hanno ancora trovato risposte.
Il nonno però gliene aveva data una; implicita.
Non l’aveva pronunciata, era rimasta sospesa, appena accennata, ma sarebbe sempre rimasta lì, davanti ai suoi occhi; quando fosse stata pronta, pronta a coglierla, a comprenderla, l’avrebbe notata e subito capita.
Ogni risposta ha bisogno del suo tempo, il nonno lo sapeva.
Il tempo passó.
Lei crebbe.
Lui invecchió.
L’altro lui, il libro, si ingiallí.
Lei continuò ad interrogarlo, non perché ci credesse davvero, ma perché l’aiutava, l’aveva notato subito, dalle prime volte, se una risposta ai suoi dubbi non le piaceva, non era quella secondo lei “giusta”, lo chiudeva e lo riapriva di nuovo, lui le dava un’altra risposta casuale, ma lei alla fine si dava la risposta che già aveva dentro, era uno strumento utile per scegliere, per compiere quelle scelte che intimoriscono, fanno paura.
Il tempo passó ancora.
Il nonno non ebbe più voce per darle risposte, ma nonostante il passare degli anni una mattina d’estate la vide, la risposta alla domanda che si era fatta quel giorno: ” perché il nonno, una persona così concreta, razionale, mi ha regalato questo libro, il libro delle risposte?” .
La risposta era chiara, limpida, possibile che non l’avesse colta prima?
Non esistono risposte giuste, corrette, scelte migliori in assoluto.
Esistono solo le “nostre scelte”, quelle che ci rispecchiano, quelle che ci rendono davvero unici, quelle da cui traspare il nostro stesso carattere, temperamento.
Quindi perché vivere nel timore di sbagliare?
Perché doversi rotolare nella terra del dubbio?
Perché sporcarsi con tutte le incertezze che da quella terra si appiccicano addosso?
Molto meglio mantenere i nervi saldi, ascoltarsi e rispondersi, in fretta, prima che i nostri passi ci portino al dubbio.
Ora lei lo sapeva, quando sentiva arrivare il dubbio apriva quel libro, il libro delle risposte, ma poi, se la risposta non le piaceva, lo chiudeva e sceglieva da sé, l’aveva capito, aveva sempre scelto da sé, il libro non serviva, quello che serviva era il coraggio di ascoltarsi.
Suo nonno lo sapeva per questo gliel’aveva regalato, ma doveva impararlo da sola, doveva trovare da sola le sue risposte.
Il giostraio ti propone un brano da ascoltare dopo la lettura.
883 – Ci sono anch’io: