Come faccio?

Questo sarà un giro di giostra particolare.

Il giostraio prende la parola:

avevo programmato tutto, avevo deciso lunedì sera, come faccio ogni settimana, quale sarebbe stato il giro di giostra di questo venerdì.

Avevo avuto il tempo di scegliere la giusta foto, la canzone, anche se questa volta sulla canzone ero indeciso e avrei lasciato a voi due scelte, chiedendovi quale sarebbe stata la più indicata.

Ero indeciso, non sapevo proprio scegliere quale fosse la canzone migliore, ma era tutto pronto.

Poi qualcosa è cambiato.

Qualcosa è accaduto ed è qualcosa che non dipende da me, da noi, ma dalla natura, possiamo dire così?

La natura ci insegna che anche se cresciamo, maturiamo, ci evolviamo, a volte la strangoliamo distruggendo il suo territorio, lei è sempre un passo avanti a noi, lei ha sempre più potere di noi.

Così, ecco che la settimana ha avuto un risvolto diverso, tremendo.

Non amo chi si prodiga in grandi frasi che toccano il cuore, chi annuncia di soffrire enormemente, chi da lontano dice di tendere la mano, solo per trovare consensi, per mettersi in mostra.

Io sono a casa mia, io ho il mio frigorifero acceso, il forno che mi regala il profumo di biscotti appena fatti, io nello sgomento mando avanti la mia vita.

Quando mi fermo e ci rifletto, il cuore mi trema, perché io sono qui, lontano da quel che è accaduto, ma se fossi là, ecco, se fossi là?

Se fossi là quanto di me avrei perso?

La casa, l’amore, la famiglia, la vita, i progetti.

No, non posso pensarlo, no, non posso rifletterci sopra, mi fa male, tremendamente male, perché fosse capitato a me sarei già impazzito.

Questa è la verità, avrei perso il legame col mondo, perso in un dolore che soffoca piano, che scioglie lentamente i sorrisi di ieri per sbattermi in faccia l’angoscia indescrivibile nel non avere più una casa, nel non riconoscere più la mia vita.

La casa è importante, la casa è il rifugio sicuro, è dove chiusa la porta si chiude fuori il mondo e si è liberi di essere come vogliamo, la casa, racconta tutta una vita.

Mi guardo attorno fra queste quattro mura ed il senso di colpa mi striscia dentro, io sono grato di averla ancora, lo ammetto, questo è quello che provo, io il mio rifugio l’ho ancora.

Non dimenticherò, come non ho dimenticato l’Aquila, come da bambino vidi immagini di altri terremotati italiani, vidi ragazze alla televisione cantare sorridendo “io, terremotato che son io…”, non le ho dimenticate, mi hanno segnato dentro, io ho paura, perché temo che non potrei mai essere così forte.

Oggi il giro di giostra è malinconico, forse sbagliato, forse avrei dovuto tacere, avrei dovuto pubblicare quello che già era pronto.

Lo stavo facendo, avrei pubblicato quel giro di giostra già preparato, come a dover dimostrare che “la vita prosegue”, invece qualcosa dentro di me mi ha parlato.

Indeciso sulla scelta migliore, su come rispettare chi ora soffre, non son riuscito a far finta di niente, ho scritto questo pensiero.

Di parole oggi ne ho riversate fin troppe, ora, vi lascio con i vostri pensieri, nel frattempo, come dovrebbe fare chi non sa più cosa dire, inizierò a tacere.

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