Cambiare si può?

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La osservava.

La osservava da lontano, in silenzio.

Provava ad immaginarla con qualche anno in meno.

Più giovane, brillante, meno macchiata e logorata dal tempo.

Si sbagliava, il tempo non logora, il tempo passa e basta, ciò che logora è il resto.

Logora la mancanza di cure, la mancanza di attenzione, la mancanza di affetto, amore: l’incuria.

L’aveva logorata l’incuria, snaturata.

Più il tempo passava e più l’incuria lo diventava: ingombrante.

Non una persona.

Non una persona si era destata dal torpore e l’aveva fatto: aiutarla.

Nessuno aveva alzato un dito, qualcuno si era posto domande, nessuno aveva avuto il cuore mosso, sfiorato dall’affetto.

Così era rimasta sola, abbandonata a se stessa.

Vecchia, straccia.

L’indifferenza gelida, ghiacciata, si era fatta grandine e l’aveva spaccata: fatta in pezzi.

I frammenti erano rimasti in terra, abbandonati, nessuno li aveva raccolti, nessuno aveva tentato, almeno sul momento, almeno per “fare il gesto”, a rimetterla insieme.

Giorno dopo giorno sguardi indifferenti si sono posati sulle sue crepe, l’hanno, di fatto, attraversata.

Da giovane invece lei lo era stata, un sigillo di energia, vita, ambizioni, desideri e sogni.

Ora tutto ciò era andato, via.

Il calore mancava da tempo.

Chi la guardava lo vedeva subito: il grembo vuoto, sterile, il grembo che un tempo aveva accolto tutti, un tempo li aveva curati, cresciuti e nutriti.

Qualcuno per lei aveva pianto, molti avevano sofferto.

Qualcun’altro avrebbe voluto farlo: curarla e rimetterla insieme, ma senza i giusti mezzi il volere non si trasforma in potere.

Così l’incuria se l’era presa.

E ora?

Ora l’incuria ingombrante è arrivata sulla soglia di casa, ora l’incuria affamata chiede altro nutrimento.

Lui la guardava, finestre rotte e mattoni rossi che a stento stanno insieme.

Guardava lei: la vecchia fabbrica.

Guardava i suoi pugni: vuoti.

Non aveva nulla a cui aggrapparsi.

Li abbassò.

Una mano si era posata sul palmo.

La mano di sua figlia.

Lui l’aveva capito, per combatterla, l’incuria, si doveva partire dal basso, da quei mattoni rossi che, nonostante tutto, stavano ancora insieme.

Giunse rapida, inaspettata.

Una domanda.

“Com’era il dettato del primo comma dell’articolo 1° della Costituzione?”

Ah già: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Forse forse, ma solo forse, un forse piccolo, a mala pena percepibile, beh, forse.

Forse le fondamenta di questa nostra Repubblica democratica si sono indebolite: scricchiolano; però si può, cambiare si può!

Il giostraio ti propone un brano da ascoltare dopo la lettura.

Giorgio Gaber – Si può: