Spalle al muro

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Era stato messo con le spalle al muro.

Un muro scomodo, sporco; ruvido.

Un muro contro il quale non ci si vorrebbe appoggiare mai, neppure quando c’è il temporale e quel muro, grazie al piccolo tetto spiovente che lo protegge, è l’unico posto asciutto.

Era lì, costretto, spalle al muro, non riusciva a muoversi, ma nessuno lo stava trattenendo.

Era solo stato messo lì, gli sarebbe bastato poco per potersi spostare, ma evidentemente non era poi così “poco”, continuava a stare lì, fermo, confuso.

Il dubbio.

Lo stava trattenendo il dubbio.

Non sapeva proprio cosa dire, la verità è che credeva di saperlo, ma non lo sapeva, non sapeva cosa rispondere.

Erano state loro, piccole, corte, semplici: domande.

Sei parole:

“Cosa ti piacerebbe fare nella vita? ”

Poi era arrivata l’altra, l’altra domanda, più breve:

“Cosa ti piace fare?”

Erano state loro a metterlo con le spalle al muro, avrebbe voluto voltarsi, indietro, scappare, invece dietro le sue spalle c’era il muro, doveva affrontarle, doveva rispondere.

Sembrava semplice all’inizio, poi ci aveva pensato ed era rimasto lì.

Fermo.

In compagnia del dubbio.

Questo accade, fantastichiamo, sognamo, speriamo di creare il nostro futuro, di dipingere la nostra vita, ma poi quando a quella domanda dobbiamo rispondere davvero, ci sentiamo confusi, siamo persi.

“Cosa dovrei scegliere? Meglio quella cosa, o quell’altra? E se poi è la scelta sbagliata? E se sogno troppo in grande?”.

Ci ripetiamo.

La verità è che la risposta la sappiamo, è dentro di noi che urla, si dimena, vuole essere pronunciata, ma il timore ci ferma.

No, non è la paura di dire davvero cosa sognamo a fermarci, è il timore di desiderare qualcosa di “irrealizzabile”, impossibile.

Non concreto, non fattibile, più grande di noi.

Non a tutti accade, i più saldi, coraggiosi, rispondono e danno inizio al progetto, poi mattone su mattone lo realizzano.

Altri invece rimangono spalle al muro e scelgono ciò che secondo loro sia più “realizzabile”, più concretamente fattibile.

Credono di aver scelto bene, di aver fatto la scelta migliore, invece hanno scelto solo quella più comoda.

“Comodità o rischio?”

Questo si stava chiedendo, ma era stufo, il muro era troppo sporco, troppo scomodo, decise di affrontarle, quelle domande, diede la sua risposta.

Sorrise, in un attimo, quel muro scomparve, ora sapeva cosa avrebbe fatto.

Aveva risposto; aveva deciso.

E voi?

Cosa decidereste?

“Comodità o rischio”?

Il giostraio ti propone un brano da ascoltare dopo la lettura.

Claudio Baglioni – Strada facendo: