Vuoi giocare a nascondino?

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<<Vuoi giocare a nascondino?

<<Presto-presto, corri a nasconderti, sto iniziando a contare: uno, due, tre, quattro…

<<Comincia il gioco, chi c’è c’è, chi non c’è non c’è.

È buio.

Sono seduto nel buio.

Mi sono nascosto.

No, non ho paura del buio, mi piace, il buio cancella tutto.

Nel buio non ci sono i colori, non ci sono le forme, non c’è profondità, il buio, nero, spesso: è piatto.

Mi piace, lui mi abbraccia e mi fa sentire al sicuro.

La luce mi spaventa.

Nella luce ci sono i colori, le forme, la profondità: la luce non mi abbraccia.

Nella luce li vedo: i colori.

Blu, giallo, verde, viola.

Le sfumature dei lividi; quelli che mi ha fatto lui.

Nel buio, invece, si cancella tutto.

Lui mi fa giocare a nascondino, finché sono nascosto, nel buio, sono felice.

Ma quando lui mi trova, apre l’anta del nascondiglio, quando dentro all’armadio arriva la luce: vedo tutto, sento tutto.

Se lui mi trova devo pagare pegno; lui mi trova sempre.

Non gioca a nascondino, lui va’ a caccia e io sono la preda.

Lui il bracconiere; io la preda.

<<Trovato, bravo, ti sei nascosto bene questa volta, quasi non ti trovavo.

Mente, lui mi trova sempre; sempre.

<<Vieni qui, abbracciami, stringimi forte, ora dobbiamo finire la partita, io ti ho trovato, ora tocca a te, ti ricordi come si gioca vero?

Sì, me lo ricordo, lo sogno la notte, conosco bene le regole del gioco.

<<Bravo, bravissimo, vedi? Non era così complicato, non è stato difficile, inizi ad avere meno vergogna.

La vegogna, non sapevo neppure cosa fosse prima di lui, ora quando siamo con le altre persone dice sempre che sono un bambino timido, per questo quando lo vedo mi nascondo, dice che è il nostro gioco.

E dire che prima non lo ero mai stato: timido.

<<Presto-presto, corri a nasconderti, sto iniziando a contare: uno, due, tre, quattro…

È ricominciato il gioco, ma questa volta ci sono riuscito.

Qui non mi troverà più; non lo farà nessuno.

Ho il buio accanto, se non fosse per l’acqua, per i vestiti zuppi, starei bene; questo è il mio posto.

In fondo al pozzo.

In fondo al pozzo e finalmente non sono più un bambino che deve pagare pegno: ora sono solo buio.

***

Se solo si prestasse più attenzione, non servirebbe il buio a proteggerli.

Dopo che tutto si è svelato ci indignamo, ma prima?

Prima, ecco, proprio prima del dramma: cosa facciamo?

Niente; perché distratti non ce ne accorgiamo.

Poi, subito dopo, lo diciamo:

“Eh dire che sembrava un bambino così sereno, sempre sorridente…”.

Il giostraio ti propone un brano da ascoltare dopo la lettura.

Carmen Consoli – Mio zio: