Una domanda

Bagnata, piccola, tonda, è la goccia di sudore che sta scivolando lungo il lineamento del suo viso, placidamente si abbandona alla morbidezza della sua espressione, scivola dalla fronte un poco corrugata, saluta l’occhio concentrato, svolta a destra verso quel nasino alla francese che tante sue coetanee le hanno invidiato, aumenta la sua corsa ruzzolando sempre più velocemente verso le labbra che si muovono decise cercando di esprimere quel pensiero che tanto l’ha agitata.

La giornata è calda, in un abbraccio appiccicoso l’afa ricorda la sua presenza.

Siete cinque amici seduti al tavolino di un bar che, chiacchierando, si sono posti a vicenda l’interrogativo che tanto ha scosso gli animi, il silenzio ha danzato appropriandosi dello spazio che le parole hanno smesso di occupare.

Gli sguardi si sono incrociati tante volte e molte altre ancora, i pensieri cercavano di farsi strada, dalla mente al cuore, dal cuore alla mente per cambiare e prendere forma in parole pronunciate.

Nessuno ha il coraggio di dire realmente quel che pensa, il temere il giudizio altrui ha frenato tutto.

Tonda e bagnata, la goccia di sudore è ferma sul bordo del labbro, trema e vacilla, prima di farsi acqua infranta tra le parole a cui nessuno aveva avuto il coraggio di dare forma.

Pesante, è il vuoto del silenzio tra una parola e l’altra, scandisce bene il suo pensiero, si sente piccola per ciò che sta dicendo, ha diciannove anni, troppo pochi per conoscere il mondo, ma abbastanza per avere il coraggio di manifestare liberamente il suo pensiero, del resto anche lei è passeggera di questo mondo ed è proprio qui che crescerà, cambierà e sarà una lavoratrice.

Un tavolino animato da persone intente ad ascoltare chissà quale racconto affascinante, avrebbe notato l’ignaro passante che si accingeva ad attraversare la bianca piazza.

Diversa è la realtà, siete un gruppo eterogeneo di persone, ognuna con la sua storia, con la sua esperienza, diversa, uniti dalla necessità di dare la corretta risposta ad un’unica domanda:

<<Si può affermare che sia meglio accettare un lavoro mal pagato, che continuare la ricerca nell’attesa della giusta remunerazione per la vostra prestazione lavorativa?>>.

Insomma, è giusto svendersi quando si ha fame?

La ragazza ha iniziato argomentando proprio questo pensiero, la fame, la necessità di guadagnare per poter mangiare porta ad accettare grandi compromessi, pur di ottenere quel pezzo di pane che potrà mantenerti in vita, ma così il dubbio nella mente della diciannovenne avanza: continuando ad avere fame aumenteranno i compromessi fino al giorno in cui la fame non sarà più saziata?

Allora cosa si farà?
Si raccoglierà il coraggio e si lotterà per avere la giusta paga per i propri sforzi?

Lei non vi dà la soluzione, le sue parole si infrangono in un muro di silenzio, voleva solo esporre il suo dubbio, nella speranza di trovarvi risposta.

La domanda è rimasta sospesa, siete seduti accanto a questa giovane diciannovenne, la vedete fremere mentre con coraggio attende una reazione, teme il vostro giudizio, ma ormai ha cominciato, ha parlato e il pensiero si è fatto parola pronunciata.

Questa è una domanda aperta, infinite risposte, tutte diverse e, forse, nessuna propriamente giusta.

tavolino-bar

Il giostraio, pur non essendo un grande intenditore di musica, né conoscitore della storia personale di ogni singolo artista, vi propone un brano da ascoltare dopo la lettura.
N.B. la canzone, come sempre, è stata cercata e scelta dopo aver scritto il giro di giostra e non viceversa.

Modena City Ramblers – Altritalia