La dimensione della speranza

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Come tutti credeva che la speranza fosse qualcosa di lontano, di astratto, qualcosa che neanche si potesse pensare, ma che si percepisce.

Se ne sente la presenza, ma non la si pensa davvero, semplicemente c’è, è lì, e finché c’è, allora: “va’ tutto bene, non si è ancora buttata la spugna”.

“Va tutto bene”.

Questo stava pensando.

Lei era lì: la speranza.

Come faceva a saperlo?

Perché lui l’aveva vista, ne aveva potuto scorgere i bordi, la dimensione, la misura.

Non avrebbe mai creduto di poterlo fare, invece l’aveva stretta, sentita sotto le dita.

L’aveva riconosciuta subito.

Dove?

In un desiderio, nel suo desiderio.

Questa è la speranza, un desiderio che dal cuore si affaccia al mondo, bussa, con calma, affiora nella mente e si trasforma in lei, nella speranza.

Sorrideva.

Gli occhi nocciola erano rivolti al cielo.

L’aria leggera della notte estiva gli stropicciava i capelli.

La maglietta di cotone, i pantaloni corti, non li sentiva più addosso, non sentiva più caldo.

Non sentiva altro se non lo stupore, per averla finalmente incontrata, per aver capito che finché avesse avuto la capacità di esprimere un desiderio, lei ci sarebbe stata, lei non l’avrebbe abbandonato.

Solo con lei avrebbe avuto il coraggio di continuare il suo cammino, la sua vita, la salita, nulla era semplice, non lo è mai, ma finché c’è speranza, la vita avrà sapore e lui quel sapore lo voleva assaggiare tutto.

Non era un ricco dirigente.

Non era come alcuni dei suoi coetanei, “già arrivato”.

Non aveva il papà ricco, l’aveva operaio.

Però si era laureato, magari avrebbe fatto altro nella vita, non avrebbe poi sfruttato quella laurea, ma ora l’aveva, quindi si sentiva un po’ più orgoglioso.

Guardava quella lanterna di carta, volare sempre più in alto, diventare un piccolo puntino lontano.

Guardava la speranza raccogliere il suo desiderio e promettergli che ci sarebbe ancora stata, che se lui si fosse impegnato non l’avrebbe abbandonato.

“Fai volare il tuo desiderio”.

Questo diceva la confezione della lanterna di carta bianca che aveva stretta fra le mani.

56×23 cm.

Diceva anche questo la confezione, era la misura della lanterna.

Suo padre gliel’aveva regalata dopo aver festeggiato la laurea, lui aveva riso, avrebbe davvero dovuto esprimere un desiderio per farlo volare?

Non era più un ragazzino, suo padre lo sapeva, ma sapeva anche che i desideri sono la fiamma che mantiene viva la speranza, così gli aveva messo quella lanterna di carta fra le mani e l’aveva accesa.

Lui l’aveva osservata gonfiarsi d’aria, prendere forma, l’aveva sentita sotto le dita: la spinta.

La lanterna voleva volare.

Non ci aveva pensato e l’aveva fatto, vi aveva racchiuso dentro il suo desiderio più grande, poi l’aveva vista arrivare, la speranza, la sua speranza.

L’aveva guardata prendere il volo, salire in alto nel cielo, diventare piccola scintilla, farsi stella.

Suo padre non gli aveva dato la sicurezza di un illustre impiego.

Suo padre gli aveva mostrato la dimensione della speranza: 56×23 cm.

I risultati che avrebbe raggiunto in futuro sarebbero dipesi da lui, ora lo sapeva.

La speranza non ce la possono regalare gli altri, dipende tutto da noi, prendiamo tutti i nostri desideri ed esprimiamoli un poco per volta, in modo che ci sia sempre e non ci abbandoni, ci guidi.

Del resto, è la speranza di un futuro migliore che domina il mondo.

Il giostraio ti propone un brano da ascoltare dopo la lettura.

883 – Nord sud ovest est: