Il trasloco

Il giornale in terra.

É aperto.

Ce ne sono tanti, sparsi per tutta la casa, servono sempre, durante un trasloco i giornali servono sempre.

Con la mano ne prende uno, con l’altra tiene un piatto ben saldo, ricopre il piatto, che sia ben protetto dal giornale, lo ripone nella scatola di cartone, anch’essa ai suoi piedi.

Piatto dopo piatto, foglio di giornale dopo foglio di giornale.

Ripone via l’arredo, poi toccherà ai mobili, quando saranno vuoti.

Fa uno strano effetto.

Tutto riposto in maniera accurata nelle scatole, ogni scatolone con una scritta: cucina-fragile, camera, cucina-pentole, bagno, varie.

Fa uno strano effetto.

Si aggira per casa, osserva ciò che prima era il quotidiano rifugio, le quattro mura che altro non erano che “casa”, la sua casa.

Ora spoglia, quasi vuota, nuda.

Scopre ciuffi di polvere che non aveva mai pulito, ma dove si erano nascosti?

Trova cartoline di viaggi passati, anche quel vasetto di marmellata che era andato perso, come se fosse stato risucchiato, invece era nell’angolo più buio e profondo della dispensa.

Ha riposto tutto, osserva la sua vita in scatola.

Ordinata, ben protetta dagli scatoloni, tutta una vita messa temporaneamente da parte, il tempo di un trasloco, poi, tutto, troverà una nuova collocazione.

Si sente leggermente spaesato, ma l’ha scelto lui, ha trovato una nuova casa in affitto, un nuovo luogo più luminoso dove creare i propri ricordi, dove rincasare la sera e chissà, magari, incontrare l’amore.

Svuotando l’armadio dai vestiti non è solo riaffiorata quella orribile camicia a fiori viola, è affiorato dell’altro.

Mentre piegava vestiti, la mente ha vagliato il suo vissuto, ha esaminato tutto, scelte, emozioni, frustrazioni, sconfitte e vittorie.

Che fatica, un trasloco non è solo uno “stabilirsi altrove”, un trasloco costringe a guardarsi dentro, prima di lasciare quella che era la propria casa, anche le emozioni devono essere riposte, ordinate, ognuna nel proprio scomparto.

Ecco, un trasloco richiede che non solo gli oggetti siano ordinati, deve essere ordinato anche il resto.

Solo così nella nuova dimora potrà ritornare a sentirsi a casa.

Non se lo immaginava mica così!

Aveva scelto di traslocare senza dargli molto peso, aveva trovato una casa più bella e l’aveva deciso, voleva vivere là, ma non aveva pensato a quanto un trasloco richiedesse, tempo, lavoro, fatica fisica e mentale.

Il camion è caricato, l’auto pure, rimbombano i passi.

Percorre le stanze di quella che non è più casa sua, non è più la sua dimora, ogni passo è un rimbombo, lascia quella che era la sua casa, ma lascia anche altro, un pezzetto di sé, ogni cambiamento richiede una perdita, seppur piccola.

Lui perderà l’abitudine di mettere una piccola tazzina sotto al termosifone del soggiorno, di passare la scopa sul terrazzo ogni giorno perché il traffico alza la polvere della strada, lui acquisterà nuove abitudini, sarà sempre lo stesso, lo stesso uomo eppure un poco diverso.

Fa uno strano effetto.

Lui è fortunato però, ha i suoi ricordi, integri, ha i suoi mobili smontati e rimontati altrove, ha tutto con sé, nelle scatole.

Loro, quegli altri di cui parlano i giornali, i “terremotati”, semplici persone, loro, non hanno più nulla, immaginate quanto sia difficile.

Immaginate quanto un’anima soffra, si pieghi, ecco, immaginate di dover traslocare senza nessun mobile, nessun scatolone, nulla da ricoprire con cura con il giornale e i ricordi?

Spezzati.

Immaginate di non avere più una casa vuota dove far rimbombare i vostri passi, immaginate di non poterla salutare.

Ecco, le avete appena sfiorate, l’angoscia e la paura che la televisione non trasmette, le mette in scena, ma non le racconta davvero.

Nessuno può, se non lo vive nessuno può davvero capire, lo può solo immaginare.

Lui apre la porta della nuova casa, i mobili montati, vuoti, gli scatoloni pieni, la sua vita in scatola, ci vorrà del tempo, ma tutto troverà una nuova collocazione.

Spegne la luce, si corica nel suo letto, lo stesso in cui dormiva prima, nella vecchia casa.

Chiude gli occhi con la speranza che presto anche loro possano spegnere la luce di una vera casa.

Loro, non sono più i terremotati, loro sono i coraggiosi, i forti, loro sono oggi, ai suoi occhi, il vero coraggio, loro sono la resilienza.

Un ultimo pensiero prima di dormire:

“Speriamo, speriamo che tutto abbia un lieto fine”.

Il respiro si fa stanco, lento, sta quasi dormendo, ma lo sente, in bocca, un amaro sapore.

L’amaro della preoccupazione, ecco il vero ultimo pensiero della giornata:

“Speriamo, speriamo che nessuno speculi sulle loro vite e lo Stato, li tuteli, tuteli e aiuti i suoi cittadini”.

trasloco

Il giostraio, pur non essendo un grande intenditore di musica, né conoscitore della storia personale di ogni singolo artista, vi propone un brano da ascoltare dopo la lettura.
N.B. la canzone, come sempre, è stata cercata e scelta dopo aver scritto il giro di giostra e non viceversa.

Artisti uniti per l’Abruzzo – Domani 21/04.2009: 

2 commenti su “Il trasloco

  1. Buongiorno caro giostraio,
    Argomento d’attualità più che mai, molto doloroso…
    Mi soffermo a pensare a quella popolazione che dopo tanti mesi
    si ritrovano ancora senza nulla, solo con tanta rabbia tra le mani.
    Tante belle parole di circostanza per chi dovrebbe invece agire di conseguenza
    E qui l’argomento prenderebbe una piega politica, che non mi va di….
    Spero solo, con tutto il mio Cuore, che la speranza non venga mai meno
    Bisogna essere forti sempre e non mollare mai!!!
    Un Grande Plauso per il coraggio e la determinazione che hanno…

    Ti lascio il mio Abbraccio di Cuore Semore, un Bacio ❤Roby❤

    • Buon giorno cara Roberta, mi son ritagliata il tempo per risponderti ora.
      Eh sì, avrei preferito non avere le basi per scriverlo, avrei preferito che tutto, in questi mesi, si fosse “sistemato”, ma ahimè, non è così.
      Una sera mi son fermata a pensare, ho traslocato spesso, quindi ho ripercorso ogni trasloco e in un attimo mi son chiesta: cosa accadrebbe se non potessi portare tutto con me, nelle scatole?
      Accadrebbe che sarebbe troppo difficile per me raccogliere i cocci della mia esistenza, così ho provato vergogna, perché loro, i terremotati, son stati costretti a farlo, io non avrei la forza credo.
      Allora ho voluto far riflettere anche voi su questo, mandare il mio pensiero là, dove ora servirebbero le case, altro non posso fare, posso solo mantenere la mia promessa, non dimenticherò ciò che è accaduto.
      Hai proprio ragione, condivido ogni tua parola, non aggiungo altro.
      Un abbraccio, buona giornata, spero sia soleggiata.
      A presto.
      Il giostraio.

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