È solo un regalo?

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Sciolse il fiocco, scivolò tutto.

Tutto scivolò.

Tutto mostrò l’intimità dello sguardo.

Ma, a cadere, non fu altro che un sottile nastrino.

Era un pacchetto.

Una mano piccola, giovane, curiosa, l’aveva afferrato e stretto a sé, ancor prima di scoprire tutto, ancora prima di scostare la carta e scoprirne il tesoro nascosto.

Era un regalo, il suo regalo.

Lei era piccola, ma già sapeva che avrebbe dovuto assaporare tutto, con calma, non prendere quella carta e strapparla, stracciarla rapidamente, no: calma.

Avrebbe fatto tutto con calma.

Così aveva sciolto il nastro leggero, azzurro, intenso, il suo colore preferito.

Era caduto a terra.

L’aveva raccolto, stretto nella mano.

Mancava poco.

Voleva che non finisse.

Immaginava quale fosse il tesoro nascosto, il suo regalo, ma voleva che tutto seguisse un andamento tranquillo.

Un adagio.

Un adagio lento, melodioso, come il suo piccolo cuore.

Si guardò attorno.

Occhi curiosi pronti a nutrirsi delle sue emozioni, del suo felice, sincero, stupore.

Per questo si fanno, i regali, per gustarsi il momento della scoperta, quel piccolo secondo in cui tutto si svela, in cui la carta scivola via e non si torna più indietro, la sorpresa è svelata ed é uno sguardo a raccontare se sia o meno riuscita.

Lei aveva imparato questo “rito”, questa usanza, prima, quando era più piccola, non li aveva mai ricevuti, i regali, ora erano tanti.

Un pensiero le aveva bussato nel cuore, toc toc, “forse i regali son troppi”, ma l’aveva presto messo da parte, era il suo momento e avrebbe preso tutto, quando arriva “il tuo momento” non devi scappare, non devi fingere che non ti renda felice, prendi tutto, imprimi le serene sensazioni nel cuore e sorridi; la vita toglie e dà, quando dà, non è mai troppo: è giusto così.

Lei l’aveva capito presto, forse troppo presto, ma non sempre la vita fornisce lezioni gentili, per questo era ancora lì, il nastro azzurro stretto tra le dita, un sorriso, lo sguardo ad accarezzare la carta.

Era bello.

Tutto.

Tutto era così bello, l’attesa.

Sapeva che dopo non sarebbe stato uguale, dopo sarebbe stato tutto diverso, dopo, il gusto della scoperta l’avrebbe sentito in bocca e quell’attesa, zuccherata, unica, non l’avrebbe più respirata.

È questo il bello dei regali, sono unici, irripetibili, come le sensazioni.

Sguardi decisi le ripetevano: “su aprilo”.

Sguardi persi in sorrisi.

Già lo sapevano.

Sarebbe stata felice, avrebbe amato quel piccolo regalo, l’avrebbe stretto a sé, protetto, ci avrebbe giocato.

Ora l’avrebbe aperto, in questo momento: adesso.

Scricchiola, la carta sotto le dita.

Prende un lembo.

Tira.

Uno strappo.

Ecco.

Ora.

Ecco, il momento è adesso.

Respira, è tutto come l’aveva immaginato, zucchero, ma anche salato.

La carta è tolta.

Il tesoro svelato.

Una lacrima, scende.

È commossa.

È una bambola.

Boccoli rossi, occhi verdi.

Un ombrellino.

Scarpette bianche.

La sua prima bambola.

La prima bambola davvero solo sua, sua.

Non era stato semplice.

La nuova casa, la nuova Nazione, l’Italia, la nuova lingua.

La nuova mamma e il nuovo papà.

Era stata adottata, inserirsi in quella famiglia non era stato semplice, lei aveva una cultura diversa, orientale, loro europea, occidentale.

Le volevano bene, non la conoscevano, ma le avevano subito voluto bene.

Ora l’amavano.

Aveva sei anni.

Sì, erano diversi, i loro lineamenti erano diversi, ma gli occhi erano uguali; nelle emozioni, erano uguali.

Lei non era più la “bambina adottata”, anzi, no, per gli altri che la vedevano passeggiare con loro lo era ancora, ma non si sentiva più così, lei era solo la loro bambina, oggi, per il suo compleanno, aveva ricevuto una vera bambola.

Loro non erano più il nuovo papà e la nuova mamma, loro erano semplicemente la mamma e il papà.

La vita dà.

La vita toglie.

A lei aveva tolto prima e dato ora.

Quella era solo una bambola, ma era importante, grazie a quella bambola, a quel giocattolo, i suoi genitori le avevano regalato un’infanzia, un’infanzia che prima aveva abbandonato, oggi no, oggi poteva tornare ad essere una bambina.

I regali, alcuni sono importanti, alcuni la vita, grazie alle emozioni ad essi legate, la curano, la salvano.

***

Il giostraio prende la parola:

Un altro anno è passato e voi siete ancora qui, con me, ancora passeggeri di questa piccola, ma favolosa giostra.

Vi ringrazio di cuore per il tempo che continuate a regalarmi leggendo.

Con questo particolare giro di giostra vi voglio augurare un Buon Natale, ricordando l’importanza di un regalo.

Auguri a tutti voi, con affetto, il giostraio.

In ultimo, buon ascolto!

Mariah Caray – All I want for Christmas is you: