Un paio di scarpe

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Vecchie.

Consumate.

Tre centimetri di tacco spesso e basso.

Hanno le stringhe; come le scarpe che si usano oggi, come si chiamano?

Francesine.

Un vecchio paio di scarpe da donna, numero 35.

Ecco cosa rimane di lei oggi.

Un paio di francesine.

Chissà dove l’avranno condotta i suoi passi.

Chissà se son stati tutti fatti in avanti o se, come accade ad alcuni, i passi erano uno in avanti e due indietro.

Ah se potessero parlare, ah se potessero raccontarci.

Così consumate, così dure, così vecchie, rovinate.

Una consumata più dell’altra.

È quella che lo premeva: il pedale.

Avrebbe potuto usarli entrambi, usare tutti e due i piedi per premere il pedale meccanico della sua macchina da cucire, invece ne usava solo uno: il destro.

Amava quelle scarpe, non usciva quasi mai, sempre chiusa in casa, sempre occupata tra figli, cucina e lavoro.

Erano il suo segreto, le indossava la domenica a Messa, nei giorni di festa, poi quando cuciva, si sedeva sulla sua sedia, le mani dure, piene di calli, tagliava la stoffa e la creava: la magia antica.

Creava vestiti, cuciva per tutti, era lei la sarta del paese, un mestiere imparato da bambina, un mestiere sincero.

Gli abiti che imbastiva non mentivano, il risultato era proprio quello: il risultato promesso.

Abbracciavano la persona che li indossava, erano perfetti.

Cuciti da una donna con le francesine.

Ecco cosa rimane di lei oggi.

Eh sì, lo sappiamo, i suoi passi in avanti eran pochi, troppo pochi, alla fine l’han fatta camminare sul posto.

Non era abbastanza forte?

Forse non era solo il momento.

Non era il momento e l’anno non era giusto.

1927.

Cuciva vestiti, quando glieli portavano consumati e stracciati dai campi lei li rammendava, ma sapeva bene che una stoffa logora non sarebbe più potuta tornar nuova.

E lei si sentiva come quella stoffa, stracciata, ma era altro: era una donna stuprata.

Quanta vergona, quanto dolore: non sono bastati i rattoppi.

Su di lei ricadde la colpa.

“Donna troppo lasciva, se l’era cercata”.

Era stato detto.

Ecco cosa rimane di lei oggi: un paio di francesine.

Le aveva lasciate sul ponte, prima di farlo da scalza: saltare e sparire nel fiume.

Di chi è la colpa?

“Non nostra!!”

Aveva gridato a gran voce il Paese: “ha pagato la sua debolezza”.

No; la colpa è di chi l’ha giudicata.

Cuciva vestiti che abbracciavano il corpo, ma per lei non ce ne furono, erano finiti gli abbracci.

Ecco cosa rimane di lei oggi, un paio di francesine; no, rimangono i figli con la stessa domanda, fin da quando eran bambini:

“Quanti anni dovranno passare perché la gente di oggi capisca?”

Per ogni giudizio c’è chi ne paga le spese.

Il giostraio ti propone un brano da ascoltare dopo la lettura.

Edoardo Bennato – La fata: