In ascensore

Tempo stimato di lettura: 2 minuti e mezzo.

***

<< A che piano ?

Ben vestito, sorriso ampio, braccio teso a tenere aperta la porta.

<< Il quinto grazie.

<< Bene, andiamo allo stesso piano allora.

Silenzio.

Sguardo timido dritto sui piedi.

Scarpe eleganti, calzini sbarazzini colorati, li aveva scorti dall’orlo del pantalone, leggermente scomposto, arricciato di lato.

La timidezza le faceva notare gli elementi più curiosi dell’abbigliamento delle persone: i calzini.

I calzini raccontano, i calzini non mentono, ne era convinta.

La luce aveva iniziato a lampeggiare.

Ed ecco un salto, un saltino a dire il vero, a malapena percepito.

Una sirena, era la sirena dell’allarme.

L’ascensore si era fermato, lo potevano vedere, erano fermi tra il secondo ed il terzo piano.

Bloccata in ascensore con uno sconosciuto.

Da breve, il tempo che avrebbero trascorso assieme si era dilatato, diventando incognita senza fine.

<< Signori state bene? Ho chiamato i vigili del fuoco, non preoccupatevi, sarà questione di poco.

Una voce anziana, gentile, rassicurante, li aveva svegliati da quel breve attimo di torpore.

Per un attimo avevano assaporato la sensazione di essere fuori dal mondo, come se il mondo nella sua corsa sfrenata si fosse fermato e li avesse abbandonati lì, sul ciglio dell’universo.

Era bastato quell’attimo a farli sentire altrove, leggeri.

Il viaggio in ascensore è il momento della pausa, della riflessione.

Fermi sul posto, si osservano gli altri o se stessi allo specchio, si pensa, si riposa la mente.

Loro avevano iniziato ad assaporare una strana e nuova sensazione, l’essere costretti a stare fermi, sospesi nel vuoto, senza possibilità di scappare, dopo tutto non gli dispiaceva.

Avevano la scusa per arrivare in ritardo ovunque fossero diretti, avevano la scusa buona per prendersi un momento di pausa fuori programma, un po’ più lunga del solito.

Era il loro momento.

Non dissero nulla.

Lui la osservava in silenzio.

Lei guardava i suoi calzini.

Per fortuna c’era l’illuminazione di emergenza.

Erano a rombi, sfondo azzurro, bordi gialli.

“Ma che tipo di persona acquista dei calzini così per abbinarli ad un elegante vestito?”.

Era stupita, i calzini facevano a pugni con tutto il resto, sembravano volersi ribellare, saltare fuori dalle lucide scarpe di pelle nera e correre altrove.

Invece stavano queti al loro posto.

<< Piacere, Michele.

La mano era tesa.

Senza pensarci l’aveva fatto, aveva alzato lo sguardo e teso la mano.

Una stretta di mano e così la vita era cambiata.

Qualche anno dopo, sull’altare, prima di pronunciare i voti nuziali, se lo sarebbero chiesto: << E se l’ascensore non si fosse fermato? >>.

E voi lettori, in cosa credete?

Destino, casualità o fato?

Il giostraio ti propone un brano da ascoltare dopo la lettura.

Modena City Ramblers – Dieci Volte: