Volta la faccia

Tempo stimato di lettura: 2 minuti.

***

Lo facciamo.

Sì; lo facciamo tutti.

No.

Non è una menzogna.

Non è una costruzione mentale complicata, difficile da esporre, da comprendere, non c’è confusione.

È chiaro: lo facciamo tutti, punto.

Il punto, quando serve difficilmente si ha il coraggio di usarlo, oggi invece è essenziale, il coraggio di prenderlo, fissare questa immensa verità, posizionarlo bene e in conclusione metterlo proprio lì, dov’è giusto che stia: alla fine.

Un punto al posto giusto per evidenziare una delle verità che l’uomo vuol nascondere a se stesso e al mondo.

Voltiamo la faccia; punto.

Sì, lo facciamo tutti, lo fanno anche i più generosi, quelli che “farebbero tutto per il prossimo”, perché diciamocelo, anche loro hanno un limite, aiutano, sono generosi, ma tutto ha una fine, tutto si esaurisce ed è proprio sull’orlo che anche loro lo fanno: voltano la faccia altrove, distolgono lo sguardo da ciò che in questo mondo non funziona a dovere, da ciò che è definibile “difettoso”.

Sì, è così, voltiamo tutti la faccia altrove, a volte basta un secondo per fingere che alla fine tutto questo ciarpame in cui inciampiamo durante il giorno non esista, che tutto in realtà si stia migliorando da solo, che, in fin dei conti, il nostro contributo non serva.

Perché crediamo di “fare già abbastanza”.

Eppure, eppure i ghiacciai si sciolgono, la crudeltà dilaga e le specie si estinguono.

Problemi troppo grossi, problemi apparentemente senza soluzione che osservandoli da qui appaiono piccoli, lontani, quelli sì che li guardiamo dritti negli occhi, forse proprio perché percepiti così lontani, non ci pesa farlo.

Allora fieri alziamo il capo, la voce assieme e lo proclamiamo: noi no, noi non lo facciamo, non la voltiamo, la faccia la teniamo dritta puntata verso “il problema”: balle.

Lo capiamo solo quando ci passa accanto quella persona, sorriso spento, respiro sottile, stanca, senza voce per farlo, chiedere aiuto, senza forze, senza coraggio.

Le dedichiamo solo un secondo.

Niente domande, niente empatia.

L’abbiamo già fatto.

Abbiamo voltato la faccia.

Il giostraio ti propone un brano da ascoltare dopo la lettura.

De Andrè – Volta la carta:

4 commenti su “Volta la faccia

  1. Michele L'Erario

    “Anche i generosi voltano la faccia, aiutano il prossimo, ma tutto ha una fine, quindi si ritrovano a voltare la faccia, come tutti.”
    Quindi anche noi due voltiamo la faccia, io e te, giostraia.
    Ammetto, è raro, succede anche a me; volto la faccia alla persona che non posso vedere, quindi giro lo sguardo altrove, non la fisso negli occhi, questi non si incrociano, ci escludiamo dalla vista, o sono solo io a farlo. È raro, voglio dire che può succedere tutti i giorni se acchiappo questa persona, raro nel senso che ho questo comportamento con poche persone che conosco.
    E le persone che non conosci, voltiamo la faccia anche a queste?
    Hai detto bene, troppo lontane da noi da poter interagire, troppo lontane da non sfiorarci, i loro problemi possiamo pure osservarli ” da lontano”, ma non ci sfiorano, loro hanno i loro e noi i nostri. Anche con queste persone voltiamo la faccia, allora?
    Ai barboni voltiamo la faccia?
    A quelli che si trovano all’ingresso di un supermercato?
    Da me non ci sono queste due categorie di persone, o forse è la stessa persona lasciata per strada, sì, con i voltafaccia che ci sono in giro, ci dimentichiamo di loro. Ma ci sono i generosi, organizzano tutti i giorni pranzi per i poveri, non solo a Natale, o perché ricordarsi di loro solo quel giorno, vedi volontari che distribuiscono pietanze a questi poveri, panettone compreso, e poi?
    Come dicevi, la generosità ha una fine, perché tutto ha una fine.
    Solo i poveri non finiscono, questi aumentano.
    Mi chiedo se il voltafaccia è solo il tipo che non ti guarda da vicino, oppure può guardarti ma non ti ascolta, oppure ti ascolta ma non ti dà parola, oppure tutto; ti stringe pure la mano, ma rimanda al tempo che non verrà mai.
    Ma tutti voltiamo la faccia, tutti, tutti?
    Chi ha poco da dare, non rinuncia a darlo e sempre.
    Questi non volteranno mai la faccia, secondo me.
    La generosità ha una fine, la solidarietà non ha prezzo e non si esaurisce.
    La solidarietà pone tutti sullo stesso piano, non c’è un generoso che poi si stanca, c’è uno che nel “darsi agli altri” riceve molto di più di quello che dà.
    I generosi non lasciano casa, si limitano ad osservare da lontano.
    Coloro che partono, per trovarsi in mezzo agli altri che hanno bisogno, offrono loro stessi e non spiccioli.
    E quasi mezzanotte con sanremo da sottofondo, ti saluto Valentina.

    • Buongiorno Caro Michele,

      Finalmente trovo il tempo di risponderti.
      Eh sì, anche noi voltiamo la faccia, è “umana sopravvivenza”, credo.
      Esatto, voltiamo la faccia a tutte queste categorie di persone, davvero da te non ci sono? qui sono tante invece, sempre di più, ormai ci siamo abituati a “voltare la faccia”, è brutto da dire, ma è la verità, senza ipocrisia, solo verità.
      Credo che la categoria “peggiore” sia quella dei voltafaccia che ti guardano dritto negli occhi ma che non ti ascoltano, che sembrano volerti donare se stessi, ma che poi fanno solo “scena”, in realtà con la mente sono altrove.
      “La generosità ha una fine, la solidarietà non ha prezzo e non si esaurisce” questa tua frase mi ha colpita, molto, non avevo mai fatto questa riflessione, mi hai “illuminata”, hai puntato la luce verso un pensiero che non avevo mai fatto.
      “I generosi non lasciano casa” anche questa mi ha colpita perché ho capito di aver sbagliato, ho confuso, mischiato, creduto uguali “generosi e solidali” invece non sono uguali, sono diversi e tu l’hai spiegato benissimo.
      Ora però mi sorge una domanda spontanea: a quale categoria potrei appartenere? quella dei generosi o dei solidali?
      Mi hai lasciata in un grande dubbio.
      Grazie, adoro questo nostro appuntamento perchè mi regali sempre spunti di riflessione nuovi ed interessanti.
      Un abbraccio.
      La giostraia.

  2. tutti voltiamo la faccia..purtroppo. le tue parole come sempre mi hanno fatto riflettere. Da oggi cercherò di non voltare più la faccia. a presto.. fede

    • Buona sera Fede, come vedi sto rispondendo ai tuoi commenti “in blocco”, mi sono ritagliata un po’ di tempo prima di dormire 🙂
      Beh, alla fine “voltare la faccia” può anche non essere una “colpa”, ma una necessità, per superare ciò che pesa nel quotidiano, non trovi?
      A presto
      Il giostraio.

Rispondi a Il Giostraio Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.