Portava la divisa

L’acqua scendeva.

Piccole gocce fitte lo bagnavano tutto.

Le mani appoggiate alle piastrelle scure, le aveva scelte così, color cioccolato.

Scuoteva la testa.

Scuoteva la testa e le guardava, le gocce più grosse, scivolare giù, dalla punta del ciuffo dei capelli, neri, confusi con lo sfondo cioccolato.

Gli occhi fissi sui piedi.

Un mare d’acqua che scorreva tra le sue dita, risucchiato, solo accennato, avrebbe continuato la sua corsa giù, lungo i tubi, si sarebbe unito all’acqua usata da altri; altri che, come lui, lavavano via la giornata, lavavano via ciò che quel giorno sulla pelle si era sedimentato.

Respirava con la bocca, aperta, le gocce entravano e lui le spruzzava fuori, come faceva da bambino, una fontanella d’acqua, solo che prima lo divertiva, ora, lo lasciava indifferente.

Getti sottili d’acqua si abbattevano sulla pelle, la premevano appena, prima di rimbalzare via, tutt’intorno a lui.

Respiri lunghi, sotto la doccia le redini del tempo sono state lasciate fuori, lo si lascia scappar via, scivolare come l’acqua.

Pensieri, ecco cosa scorre assieme all’acqua, pensieri che si legano alla sua mente, si tengono saldi.

L’ha persa, non ci crede, non vuole ammetterlo, l’ha persa e ora non sa più come trovarla.

Ma quando l’ha persa?

Oggi?

No no, si stava perdendo già prima, s’era persa prima, oggi l’ha solo realizzato.

Questa era l’unica certezza che non voleva arrivasse, ma l’aveva fatto, era arrivata, una certezza paurosa, una certezza che era meglio se fosse rimasta dubbio.

L’acqua non riusciva proprio a portarsela via, l’aveva già addosso, da giorni, forse mesi, provava e riprovava a sciacquarla, ma oggi doveva accettarla.

Aveva la certezza di aver perso la fiducia.

Non poteva permettere che quella perdita lo rovinasse, doveva raccattare le forze, uscire dalla doccia, prendere l’asciugamano e tamponare questa nuova certezza.

Doveva capire che la perdita sarebbe potuta essere una nuova opportunità, preziosa.

Uscire di casa la mattina, accompagnato dai propri studi, dal proprio ruolo ricoperto nella società, dal proprio lavoro.

Eh sì, lui non poteva proprio perdere la fiducia nella giustizia.

Lui la rappresentava.

Sotto la doccia era un uomo spogliato, con indosso dubbi, domande e certezze, ma fuori, fuori rappresentava un bene più grande.

Indossava la divisa.

Fuori non poteva permettere che le emozioni, le paure, le frustrazioni, prendessero il sopravvento.

Fuori doveva mantenersi fermo, rigido osservatore della legge, rigida colonna per chiunque avesse avuto bisogno di un sostegno.

Fuori doveva proteggere i cittadini, anche da chi, dopo aver violato la legge, sarebbe stato subito liberato, nonostante i suoi sforzi.

Dentro la doccia sentiva di averla persa, fuori, nonostante il duro lavoro, nonostante gli epiloghi, a volte amari, la cercava.

Erano passati tramonti, docce, quando un mattino la trovò e la guardò in faccia.

La fiducia nella giustizia aveva il volto di un uomo.

La perse di nuovo, la ritrovò, aveva il volto di una donna, la trovò ancora, e ancora la perse, ma ora conosceva la verità.

La fiducia nella giustizia andava e veniva, perché la giustizia la amministravano gli uomini e non tutti “l’amministrano bene”.

Scoprì che ciò che non doveva mai perdere era la fiducia nell’uomo.

Fuori dalla doccia si vestiva, con la divisa cambiava, da uomo, doveva farsi simbolo, doveva essere il garante dei diritti di chi gli chiedeva aiuto e avere fiducia.

Fiducia nel prossimo uomo che avrebbe guardato dritto negli occhi.

Lui indossava la divisa.

Quale?

Non è rilevante.

divisa-soldatino

Il giostraio, pur non essendo un grande intenditore di musica, né conoscitore della storia personale di ogni singolo artista, vi propone un brano da ascoltare dopo la lettura.
N.B. la canzone, come sempre, è stata cercata e scelta dopo aver scritto il giro di giostra e non viceversa.

Giorgio Faletti – Signor Tenente: